Successo o cappotto? Una questione di strategia …
Di Domenico Craveli
Quando si imposta una sessione di traina con le esche vive, la riuscita della battuta è affidata a molti fattori, alcuni importanti altri meno. E spesso, quando le cose non vanno, si attribuiscono le responsabilità a fattori che riteniamo importanti e che invece non lo sono affatto. Ragioniamo insieme sugli errori più comuni da evitare.
Fatti che capitano
Una giornata come tante, nel nostro mare: tantissime barche, forse troppe, una miriade di trainisti che portano a spasso, tutti nello stesso modo, spesso con le stesse attrezzature, le stesse esche. Poi arriva il … fortunato di turno e, nello stupore di tutti, in mezzo a tutti, dopo pochi minuti ha già il pesce in canna, e quasi sempre un pesce grosso.
I risultati passano spesso per strade meno complesse di quello che potrebbe sembrare. Chi prende più pesci adotta schemi semplici e lineari, senza eccedere nelle sofisticazioni che servono a poco
Se questo capita una volta tanto, l’evento si mette a carico del fattore “C”; ma, se la cosa succede sistematicamente, i dubbi che quel pescatore possa fare qualcosa di “magico” incominciano a prendere forma. E poco servirà chiedergli i segreti, perché quasi sicuramente ci racconterà quel che già sappiamo…. Sincero? Bugiardo? Magari ci sta dicendo sul serio la verità? Ed allora dove sbagliamo?
Pensiero fisso
Esistono prede che in alcuni periodi sono facili da catturare, come i dentici con i calamari ad esempio, e ci fanno sopravvalutare le nostre reali capacità piscatorie.
Uno degli errori più comuni è quello di attribuire alla qualità delle attrezzature l’esito di una pescata. Canna e mulinello sono fondamentali nelle situazioni al limite, ma nella quasi totalità delle circostanze anche una lenza a mano basterebbe. Ed allora quale è il primo fattore ad incidere sulla riuscita della pescata? Nella traina è fondamentale la conoscenza dello spot e, soprattutto, avere il coraggio di non passare proprio sulle rocce, ma gestire passaggi radenti ad esse, specialmente per i dentici (cernie brune a parte naturalmente). Uno degli errori che facciamo, infatti, è quello di reiterare le rotte di traina passando sulla sommità delle scogliere sommerse, quando sarebbe più opportuno dedicare maggiore tempo a far passare le esche nel fango adiacente alle rocce, anche se l’eco non segna nulla. Quante volte avete notato che il fortunato di turno ferra i pesci vicino a voi, ma leggermente spostato o verso il largo o verso terra? E magari sulla vostra esca giunge soltanto qualche cerniotta o qualche tanuta?
Arare il fondo
Le ricciole …. pesci straordinari che ti segnano per la vita
Uno dei crucci che affliggono maggiormente il trainista è sul perché taluni catturano ricciole con relativa facilità, mentre egli stesso non riesce a farle mangiare anche se le vede nitidamente sull’eco. E qui si entra in paranoia. Le grandi ricciole sono pesci che hanno imparato a distinguere le insidie e, non di rado, una volta individuate, più ci si gira sopra, e più diventano imprendibili. Quasi mai vogliamo accettare il fatto che un pesce che sta proprio sotto la nostra barca, nonostante attrezzature ed esche al top, potrebbe non mangiare. In questi casi converrebbe andare via e tornare in una condizione di marea differente. Insistere… diventa frustrante e non porta a nessun risultato. Per quel che riguarda, invece, il complesso pescante, continuiamo a trainare con l’assetto classico da guardiano, quando proprio una spezzata ben fatta, o l’affondatore, soluzioni che fanno pescare la lenza lontano da poppa, ed un’andatura più allegra potrebbero risolvere la situazione. Tutti lo sanno… ma pochi credono davvero che un cambio di atteggiamento possa davvero sistemare le cose. Questo ci porta a pensare che ogni trainista ha in sè il bagaglio per gestire anche gli scenari più complessi ma, quasi sempre per pigrizia, si rimane ancorati alla soluzione “guardiano da 500gr + mediano da 18 metri + terminale classico da 2 metri a 1,2 nodi” , e non sempre ciò paga. Anzi, forse non paga più.
Pigrizia
La testardaggine, che ci porta ad insistere fino all’ultimo istante, è quella sorta di consapevolezza che qualcosa può accadere da un momento all’altro e sistemare la giornata… o l’intera stagione!
Il pescatore che solitamente ottiene più risultati rispetto agli altri è un soggetto positivo in quello che fa, dinamico e, soprattutto, determinato fino alla fine della battuta: questo perché la maggior parte delle volte a determinare il risultato è l’atteggiamento complessivo nei confronti della disciplina. Naturalmente la materia prima ci deve essere, perché niente e nessuno potrà far materializzare un pesce che non c’è, ma tra questo … e il non portare risultati spesso, ma troppo spesso, ce ne passa. E, poi, ricordiamo che ogni zona ha le sue potenzialità alieutiche, che vanno sapute cogliere.